Il punto della legge

Riflessioni e informazioni legali, spiegate in maniera semplice.

9 dicembre 2009

Account Adwords disattivati senza motivo: quando Google scantona


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I grossi provider di servizi (=Google) hanno oramai acquisito un potere di controllo dei dati e delle azioni degli utenti notevolissimo, in particolar modo in settori in cui operano, di fatto, da monopolisti. Come la ricerca e la pubblicità online (Adwords).

Anche se si presenta come un servizio di pubblicità rivolto a imprese, Adwords ha alcuni aspetti importanti dal punto di vista della libertà di comunicazione sulla rete e (e relativo libero utilizzo dei servizi che consentono tale comunicazione). Se una qualisasi organizzazione, anche no-profit, vuole fare pubblicità online, DEVE usare Adwords, e quindi Google, perchè di fatto non ci sono valide alternative.

Di conseguenza il modo in cui Google gestisce le facoltà e i divieti per gli utenti del servizio può incidere, e molto, sulla libertà di comunicazione e/o di libero utilizzo della rete.

Per contestualizzare questa riflessione desidero raccontarvi un episodio che mi ha interessato da vicino e in cui ho avvertito tutto lo strapotere di Google e l'assenza di adeguati strumenti di tutela dell'utente.

Ed ecco il fatto: qualche mese fa alla redazione di info@consumatori (rivista e blog di tutela del consumatore per cui collaboro) hanno disattivato l'account Adwors con cui pubblicizzava la sua attività, senza alcuna giustificazione.


Faccio un passo indietro. Ricordate la campagna Fastweb? Quest'estate, dopo una serie di denunce del nostro giornale e blog, siamo stati contattati dall'ufficio soluzione controversie Fastweb, che si è messo a disposizione per risolvere i casi da noi segnalati. La collaborazione è stata proficua: da allora la maggior parte delle decine di casi pervenutici da ogni parte d'Italia sono stati celermente risolti, grazie all'opera di intermediazione di Info@consumarori e alla professionalità (va detto) del personale dell'ufficio soluzione controversia.


Insomma le cose andavano talmente bene, e le richieste erano così numerose e distribuite su tutto il territorio nazionale, che ci siamo decisi a fare un esperimento per rendere ancora più visibile la nostra offerta di assistenza a tutta la vasta popolazione di internauti italiani: pubblicizzare l'attività.


Così abbiamo deciso di aprire un account Google AdWords per l'acquisto di spazi pubblicitari su Google e comprato un modesto quantitativo di spazi dove pubblicizzare la nostra attività.


Ovviamente il prodotto pubblicizzato era "particolare". Non pubblicizzavamo un classico prodotto o servizio a pagamento ma un servizio di pubblica utilità, che riguardava la soluzione dei problemi che gli utenti potevano aver riscontrato nelle fatturazioni o attivazione o altre irregolarità della Fastweb.


Quindi il tenore dell'pubblicità era più o meno "se hai avuto problemi con Fastweb contatta Infoconsumatori, per un aiuto".



E va bene: il tenore della pubblicità forse era un po' diretto, e Fastweb avrebbe potuto non gradire una tale forma di pubblicità? Beh noi pensavamo di no (ci limitavamo a offire assistenza per problematiche reali) ma in ogni caso eravamo pronti a rivederla e a correggerla se Fastweb ce lo avesse chiesto.


Beh, in effetti qualcuno ha protestato e lo ha fatto con atteggiamenti che definire prepotenti sarebbe poco.


Ma la protesta non è venuta da Fastweb, bensì nientepopodimeno che da …Google. E la protesta (ma sarebbe più corretto definirla "rappresaglia") in effetti è consistita nell'operazione più semplice, immediata, sbrigativa che si potesse immaginare (si sa, le grandi corporation americane sono efficientissime in questi "lavoretti"): senza alcuna spiegazione ci hanno chiuso l'account!


Ovviamente Info@consumatori non poteva rimanere con le mani in mano e allora abbiamo scritto, chiedendo spiegazioni:


"spett.le Google, come mai i miei annunci non vengono più visualizzati?"


E loro "Gentile cliente, dopo aver esaminato il suo account, ci siamo resi conto che i suoi account


Google AdWords non sono conformi con i nostri Termini e condizioni. Pertanto, i suoi account sono stati sospesi e i suoi annunci non sono più pubblicati su Google"


Interessante! Quindi la nostra domanda: "Spett. le Google, Potrei sapere il motivo, in modo da evitare il problema per futuri annunci?"


Illuminante la loro risposta :


"Gentile cliente, abbiamo consultato nuovamente il team di esperti in merito alla


sospensione del suo account e ci è stato confermato che la decisione del


nostro team è corretta e definitiva. I suoi annunci non saranno più


pubblicati su Google. Questa norma varrà per tutti gli account da lei


creati. Come specificato nei Termini e condizioni, Google si riserva il


diritto di interrompere una campagna pubblicitaria per qualsiasi motivo


ritenga opportuno. […]la invitiamo a non contattarci di nuovo.


E' tutto vero! Siamo andati a controllare le condizioni contrattuali per il loro servizio e in effetti possono rifiutarti gli annunci per qualunque motivo o anche senza motivo!


Ora, tanto per chiarire la gravità di questa risposta, occorre considerare che Google di fatto è l'assoluto monopolista per quanto concerne la pubblicità su internet. Infatti, qualsiasi campagna pubblicitaria passa sui sistemi Google. Di conseguenza il loro "gradimento" o meno della campagna, pur se basato su motivi del tutto opinabili o addirittura assenti, può determinare la tua presenza o meno sul sistema pubblicitario di internet e, in alcuni casi, la vita o la morte della tua azienda (tante aziende, oggi, affidano la totalità del loro fatturato al sistema pubblicitario di Google).


Non è questo il nostro caso, per fortuna, ma questo episodio è indicativo di alcune inquietanti ripercussioni che lo strapotere di Google può avere sul sistema Internet, che ci autorizzano a non arrenderci, ma anzi ad andare a fondo sulla questione, facendo luce fino in fondo. Del resto con il potere di Google sempre crescente e l'adozione sempre più diffusa dei suoi servizi si sente oramai con una certa frequenza di utenti traditi che si trovano costretti a fare causa a Big G (vincendola).


Seguiteci sul blog per gli sviluppi della vicenda!

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8 dicembre 2009

I buoni lavoro INPS: cosa sono e come funzionano

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Navigando in rete e cercando informazioni sui buoni lavoro, mi sono reso conto che non c'è granchè.


E persino all'INPS non ne sanno molto: se provate a chiamare il numero verde 803 164 vi "divertirete" a scoprire l'incertezza degli operatori del call center (sempre molto cortesi, in compenso) e la grande varietà di risposte diverse date dai vari operatori.


Così ho deciso di provare a riassumere in questo post alcuni elementi che ho acquisito nella mia ricerca, sperando possano esservi utili. Eccoli.


I buoni lavoro o "voucher" lavoro costituiscono una nuova forma di pagamento, introdotta dall'INPS dall'autunno 2008 inizialmente e in via sperimentale esclusivamente per il lavoro stagionale in vendemmia ad opera dei lavoratori studenti pensionati.


Gradualmente l'INPS sta estendendo il campo di applicazione di tali modalità di pagamento, avendoli resi ora utilizzabili per un più vasto novero di attività. La circolare INPS n. 94 del 27 ottobre 2008, in particolare, estende l'utilizzabilità, oltre che alle vendemmie, anche alle altre attività agricole previste dall'art. 22 del D.L. 112/08, convertito nella legge 6 agosto 2008 n. 133.


La circolare INPS 104/08, invece, ha esteso l'applicabilità dei buoni ai settori del commercio, del turismo e dei servizi.


E dunque in sintesi ad oggi per quali tipologie di lavori i buoni possono essere utilizzati? Per quei lavori occasionali e saltuari che in passato venivano regolati e corrisposti senza alcuna formalità (e in nero), come ad es. gli occasionali interventi in agricoltura, il baby sitting, la cura occasionale di giardini privati, le ripetizioni scolastiche.


I buoni possono essere utilizzati esclusivamente per i rapporti di lavoro occasionale (max 5.000,00 euro annui e non più di 30 giorni lavorativi in un anno per ciascun lavoratore). Il datore di lavoro, inoltre, non può usare buoni lavoro per più di 10.000 di euro all'anno.


I vantaggi sono : per l'azienda la possibilità di assumere mano d'opera in regola senza l'obbligo di dover stipulare alcun tipo di contratto e quindi senza più alcun complicato iter burocratico; per il lavoratore ha il vantaggio di svolgere un'attività con le coperture previdenziali e assicurative.


Vediamo come funzionano.


I buoni assomigliano a degli assegni da compilare; il datore di lavoro può acquistarli nei tagli da 10, 20 e 50 euro, che comprendono il contributo previdenziale e l'assicurazione contro gli infortuni.


In dettaglio, il valore nominale di 10 €, ad es. è comprensivo della contribuzione (pari al 13%) a favore della gestione separata INPS, che viene accreditata sulla posizione individuale contributiva del prestatore; di quella in favore dell'INAIL per l'assicurazione anti-infortuni (7%) e di un compenso al concessionario (Inps), per la gestione del servizio, pari al 5%.


Dunque in totale la ritenuta ammonta al 25% e pertanto delle 10 euro nominali al lavoratore vanno € 7,50 nette.


Attenzione però: se le prestazioni occasionali accessorie sono svolte per imprese familiari di cui all'art. 70, comma 1 lettera g) del D.Lgs. n. 276/03 - per cui trova applicazione la normale disciplina contributiva e assicurativa del lavoro subordinato - la trattenuta arriva al 42%. il valore nominale del voucher in tal caso, infatti, è comprensivo della contribuzione (pari al 33%) a favore del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, di quella in favore dell'INAIL (4%) e di una quota al concessionario (INPS) pari al 5%, per la gestione del servizio. Pertanto, il valore netto del voucher da 10 euro nominali, cioè il corrispettivo netto della prestazione, in favore del prestatore, è pari a 5,80 euro .


A parte queste trattenute, il compenso è esente da quasiasi imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupazione e inoccupazione del lavoratore occasionale.


Questo evidentemente per favorirne l'utilizzo diffuso e la conseguente emersione del lavoro nero. E in effetti in un comunicato stampa del novembre 2009 l'INPS evidenzia che i 3 milioni di voucher venduti hanno significato 30 milioni di € "emersi dal mercato del lavoro nero". I buoni possono essere ritirati presso tutte le sedi provinciali INPS, dopo aver provveduto al pagamento del controvalore presso gli uffici postali.


A parte i buoni cartacei, il datore di lavoro può acquistare anche i buoni telematici, procedura sul sito internet www.inps.it La riscossione dei buoni cartacei da parte dei prestatori/lavoratori può avvenire presso tutti gli uffici postali sul territorio nazionale.


Per consentire la riscuotibilità del voucher presso gli uffici postali e il corretto accredito dei contributi previdenziali e assistenziali, l'INPS raccomanda di indicare tutte le informazioni richieste dal buono lavoro , compilando i campi relativi al codice fiscale del committente/datore di lavoro, codice fiscale del prestatore/lavoratore, data di inizio e di fine prestazione.

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